La fotografia ai tempi di Instagram
In che modo gli smartphone hanno cambiato la fotografia nel mondo?
Abbiamo tutti uno smartphone in mano, vero? Lo stiamo usando proprio in questo momento per leggere queste righe, ma poco fa lo stavamo usando per chattare, più tardi probabilmente lo useremo per vedere un video e poi magari lo useremo per condividere un selfie con gli amici. Ci avevate fatto caso?
Una ricerca del 2017 dice che teniamo lo smartphone acceso o a portata di mano per 5 ore al giorno, con punte di 7. E il dato è in aumento.
Torniamo a parlare di fotografia e social media.
Dal Giugno 2016 a oggi gli utenti attivi su Instagram sono passati da 600 milioni a oltre un miliardo (Giugno 2018), solo in Italia sono 19 milioni. Ogni giorno abbiamo 500 milioni di utenti attivi, di cui 400 milioni pubblicano Stories, mentre i post condivisi ogni giorno sfiorano i 100 milioni. Sorprendentemente Facebook e Instagram non sono le piattaforme più utilizzate (il trofeo spetta a YouTube, secondo posto per WhatsApp, anche se non sono veri e propri social nel senso tradizionale del termine).
Sorprende anche i dato sull'interazione, le Stories ricevono in media un commento diretto ogni 5 visualizzazioni, molto di più rispetto ai post tradizionali.
Ora, al mondo ci sono oltre 25 milioni di profili aziendali, e il dato ovviamente è in crescita costante; circa l'80% degli utenti segue il profilo di almeno un'azienda, e anche questo dato è in aumento. Le aziende sono anche quelle che investono maggiormente sulle piattaforme social, per cui non sorprende scoprire che un terzo delle Stories più viste provengano da profili aziendali.
Cosa hanno in comune tutti questi dati? I post più efficaci sono sempre veicolati da immagini.
Viviamo nell'epoca d'oro della fotografia
Scrivo questo post a pochi giorni dall'uscita di iPhone 11 Pro, uno smartphone con obiettivo intercambiabile, che consente di selezionare un teleobiettivo, un grandangolo e una lente standard. Tutto incorporato nella scocca di iPhone. Un device di questo tipo è senza dubbio indirizzato a chi fa di Instagram la propria professione, oltre che agli amatori evoluti che amano essere sempre amati della lente adatta. La fotografia oggi è facile (automatica) e accessibile a chiunque. Siamo tutti fotografi, almeno, lo è chiunque si dica un utente attivo di Instagram. Un gran bel numero!
E che ne è stato di chi, con la fotografia, si guadagnava da vivere?
L'esempio di Chiara Ferragni
Faccio spesso questo esempio alle persone più disparate, per far loro comprendere come esistano tipi di pubblico diversificati. Immaginate di essere un fotografo. Magari fotografate orologi, o forse siete un ritrattista. Amate i paesaggi, ma non disdegnate la fotografia macro. In verità non importa in cosa siate specializzato, sicuramente ci saranno delle aziende che potranno avvalersi dei vostri servigi, e retribuirvi un cachet adeguato. Giusto? Ora, per chi non lo sapesse, le aziende pagano un fotografo mediamente il 50/70% in più rispetto ai privati. Tutto chiaro fino a qui?
Bene ora riflettiamo tutti insieme. I post di Chiara Ferragni sono sicuramente più seguiti dei vostri. Ma da chi? Un miliardo di utenti attivi al mondo… 25 milioni di profili aziendali. Chiara Ferragni si sta rivolgendo a un segmento di pubblico ampio, ma non quello che interessa a noi! Se stiamo puntando le aziende, fare colpo sui follower di Chiaretta (localizzati in grande maggioranza nella fascia di età 16-28) non è una mossa utile per noi. Attenzione, non escludo che tra questi possano essercene molti interessai a farsi fare un book fotografico, ma reputo assai difficile che tra tutti ci capiti proprio quello che è disposto a pagarlo per quello che vale – stiamo pur sempre parlando di giovanissimi, e con quello che resta della loro paghetta dopo che hanno fatto il pieno alla Vespa e offerto il cinema alla loro cotta del mese, di certo non tiriamo fine mese. È chiaro l'esempio? Vediamo come si applica alla fotografia nel mio caso specifico.
Lo smartphone non ha ridotto il mercato dei fotografi
Affermazione ardita secondo voi? Analizziamola. Teniamo a mente l'esempio di Chiara Ferragni.
Oggi chiunque ha la possibilità di fare belle foto (volutamente ho evitato di scrivere "è capace di fare belle foto", sarebbe stato altamente inesatto), dunque perché un'azienda dovrebbe pagare un fotografo professionista per fare una cosa che chiunque è in grado di fare? Per almeno due ottime ragioni, che sono il tempo e la garanzia del risultato. Mi spiego meglio.
La mia cuginetta Anita ha 13 anni, ogni giorni trascorre circa 45 minuti a farsi 200 selfie, 20 minuti a editarne 3, 15 minuti a mandarli alle amiche per farsi consigliare, infine 10 minuti per scegliere le emoji da inserire nel post prima di sganciarlo su Instagram. Secondo voi un'azienda può permettersi un processo produttivo come questo ogni giorno? Vi do un aiutino, la risposta è no!
Parliamo ora di zio Paolo. Per anni ha scattato con una Minolta 35mm, e quando è arrivato lo smartphone non gli è parso vero! Finalmente poteva fare tutte le foto che voleva senza dover pagare lo sviluppo! E chi glie lo fa fare di pagare un fotografo per realizzare le immagini delle michette appena sfornate nella sua panetteria, ora che può farsele da solo? Vedete la falla nel piano di zio Paolo? È così occupato a sfornare quelle michette, che le foto le fa tutte storte, e ha così tanta farina sulle mani, che alla fine dello shooting il suo iPhone XR è conciato peggio del suo feed di Instagram. Inoltre, dopo le prime 2 settimane, zio Paolo non sa più come fotografarle queste benedette michette, ormai le foto gli vengono sempre uguali, senza contare che la qualità e quantità di michette e calata… ne brucia parecchie perché è troppo preso a sfogliare i filtri di Instagram!
Perché le aziende continuano e continueranno sempre a rivolgersi a un fotografo professionista?
I motivi sono due. Il primo motivo è che il fotografo professionista vende il proprio tempo e si occupa di qualcosa che l'azienda, a differenza di mia cugina Anita, non ha il tempo di fare. Il secondo motivo è che, dato che è il suo mestiere, il fotografo professionista farà di norma un lavoro migliore rispetto a zio Paolo, senza contare che, dal momento che riceve un compenso, si presume che consegnerà il lavoro con una percentuale di errore veramente irrisoria. Attenzione, zio Paolo non è mica uno sprovveduto: ve lo immaginate che disastro se mi mettessi io a fare il pane nel suo forno? Ecco, avete capito. Lui con la fotografia se la cava abbastanza bene a confronto. Ma non è il suo mestiere! Per questo, visto che non è uno sprovveduto, alla fine si convince e si affida anche lui a un fotografo, che in mezza giornata gli realizza le foto per un intero semestre – Anita non ci riuscirebbe mai, su 200 foto che fa, ne tiene buone solo 3… Ma siccome neanche lei è una sprovveduta, alla fine deciderà di affidarsi a un fotografo professionista e vedrà realizzato il primo book fotografico della sua vita.
I social media non stanno erodendo il mercato dei fotografi professionisti
In verità, lo stano ampliando. Un tempo si chiamava il fotografo ogni 10 anni; oggi, per colpa di Instagram, bisogna fare nuovi scatti ogni settimana o quasi. Bisogna solo mettersi nel giusto ordine di idee: il mondo è connesso e tutti stanno pubblicando e fruendo miliardi di immagini ogni giorno. Questa parte dell'equazione ci riguarda solo di striscio. Quello che a noi interessa, è che le aziende scelgano noi per realizzare le loro immagini promozionali, che poi verranno fruite dal grande pubblico. Per fare questo, che il grande pubblico stia o meno mettendo milioni di like alle nostre foto su Instagram… non ci interessa. Per dirla in maniera brutale: i like non sono soldi, i follower non sono clienti, e per ora il mio panettiere non accetta gli insights sulla reach giornaliera come pagamento per il mio pane arabo, che guarnisco con prosciutto cotto e fontina come piace a me.
Gli inconvenienti legati ai social media
Attenzione, non ho mai detto che sia tutto rose e fiori. Il mercato è incredibilmente competitivo, al punto che oggi la maggior parte degli aspiranti fotografi lavorano gratis. Questo è sicuramente deleterio, per almeno due ragioni: intanto lavorando gratis un fotografo giovane non può finanziarsi, quindi non studierà, non migliorerà il suo corredo , a breve, dovrà rivolgersi a zio Paolo per avere un posto da cassiere in panetteria, abbandonando per sempre la macchina fotografica. In secondo luogo, un fotografo inesperto che lavora gratis ha sicuramente ottime probabilità di portarsi a casa un cliente, in fondo al cliente non costa nulla (e i clienti amano due cose sopra ogni altra: il cioccolato, e le cose gratis… ma di più il cioccolato!). Ma un giovane e inesperto fotografo che servizio renderà? Probabilmente scadente, dico bene? Quasi certamente farà del suo meglio, ma per il cliente non sarà abbastanza, così avremo un fotografo che ha lavorato in cambio di niente, e un cliente che dopo la brutta esperienza non chiamerà mai più un altro fotografo, che magari ha pure la pretesa di essere pagato.
Un altro punto a sfavore è quella che io chiamo iPhone sensation. Capita spesso di sentirmi dire da un cliente "vedi questa foto? Voglio che me la fai così". Per quanto io lotti contro la pelle d'oca quando sento queste parole (non si dice a Michelangelo come deve dipingere, gli si chiede come ha intenzione di farlo semmai…), ho purtroppo constatato questo trend. "Voglio che me la fai come questa". Io la guardo e penso: "Questa è una foto fatta con un iPhone, più precisamente da un iPhone dal X in su". Cosa sta succedendo? Improvvisamente l'iPhone, uno smartphone (uno SMARTPHONE, santo cielo!) possiede una personalità, a livello fotografico. Una profondità di campo, una gamma di colori, una gamma dinamica estremamente riconoscibile. Lo campiamo subito se stiamo guardando una foto fatta con un iPhone. Ecco questo è un problema… Perché quando mi sento dire così, capisco che il cliente ha sbagliato a rivolgersi a me. Lui voleva delle foto fatte con il cellulare, con quel preciso cellulare che ha scattato la foto che mi sta mostrando come esempio. In questi casi si possono fare due cose: inventarsi qualcosa che gli piaccia di più di una foto fatta con il cellulare (e non sempre ci si riesce, certi clienti poi sono de coccio), oppure… sdraiarsi in terra e fingersi morti finché il cliente non se ne va. Scherzi a parte, mai scattare con il cellulare davanti a un cliente… Lui vuole delle foto fatte col cellulare, ma farsi vedere da lui mentre si realizza un lavoro con il telefonino è assolutamente deleterio per la professione. Gli stiamo praticamente confermando che il nostro zaino fotografico, con dentro 7.000€ di camere e obiettivi, vale meno del telefonino ricondizionato che abbiamo tutti nella tasca dietro dei jeans. Evitare, please!
Siamo al momento dei consigli finali per tutti i fotografi di questa epoca così sfaccettata: non lavorate gratis, a meno che non sia la prima volta che fate quel tipo di lavoro. Se avete un minimo di esperienza, fatevela retribuire. Vietato perdere tempo rosicando perché i post degli altri hanno più like (oltretutto li hanno appena rimossi, i like, quindi neanche lo si vede più quanti like prende Chiara Ferragni; e sono comunque tanti, di certo più dei miei). Studiare sempre, e per studiare intendo sui libri. I video su YouTube sono un ottimo compendio, ma un libro stampato è fatto per durare e costa, mentre un contenuto social vive per 6 secondi ed è gratis. Quale dei due avrà ricevuto più cura nella stesura secondo voi?
Detto questo, buoni scatti a tutti!