Fotografia HDR con sviluppo del RAW

Vi capita mai di scattare una foto e trovarvi di fronte a una gamma dinamica impossibile da gestire con la vostra camera?

Sono certo di sì e mi sorprenderebbe molto il contrario. Normalmente quando si scattano scene con un’ampia gamma dinamica, si ricorre alla fotografia HDR (high dynamic range appunto), che consiste nella cattura di tre – o più – diverse esposizioni, che vengono poi sommate, direttamente in camera o in post produzione.

Ai tempi della pellicola…

Una volta si parlava di latitudine di posa, ovvero la gamma dinamica della vecchia pellicola. Oggi, con i moderni sistemi digitali, abbiamo una gamma molto aumentata e possiamo inoltre recuperare i dettagli in post produzione. Ma quando questo non basta, possiamo catturare la stessa scena con esposizioni diverse, unendo poi il tutto in post.

Per fare questo ovviamente occorre catturare tre pose della stessa scena, molto consigliato quindi l’uso di un cavalletto per raggiungere risultati ottimali e fare meno fatica.

L’esposizione viene calcolata scegliendo un valore iniziale, che deve essere quanto più vicino possibile a una esposizione media per tutta la scena; la nostra camera, impostata in modalità bracketing, provvederà automaticamente a scattare una foto sovraesposta e un’altra sottoesposta.

Questa tecnica, se le esposizioni sono eseguite correttamente, ci consente di includere in un unica immagine molte più informazioni di quanto sarebbe possibile fare con un singolo scatto.

Con modifiche sui file Raw sorgente

Di seguito vediamo il risultato finale dello sviluppo HDR sui file RAW (foto in grande) e le immagini originali catturate dalla camera, seppur con un minimo di sviluppo del file in Adobe Camera Raw.

Le modifiche fatte sul file RAW o DNG vengono valutate dal sistema di Merge HDR integrato in Camera Raw, per cui avremo un risultato finale che porterà con sé parte delle modifiche che abbiamo apportato.

Senza sviluppo dei file Raw sorgente

Vediamo un secondo approccio a una serie della stessa giornata, in questo caso i file RAW di partenza non sono stati toccati, salvo il mio preset Sharpness.


Come si crea un file HDR RAW?

Nel momento in cui importiamo le nostre foto con bracketing all’’interno del modulo di sviluppo Camera Raw, abbiamo la possibilità di selezionare tre – o più – immagini e, cliccando col tasto destro, selezionare l’opzione Merge to HDR (unisci come HDR).

Il modulo di conversione HDR è molto più semplice di quello che ci potremmo aspettare, presenta solo due spunte:

  • Allinea automaticamente le immagini;

  • Imposta correzioni automatiche.

Personalmente le lascio sempre spuntate entrambe, perché l’intelligenza artificiale di photoshop funziona bene e fa un ottimo lavoro al posto mio facendomi risparmiare molto tempo.

C’è infine un’opzione per attenuare l’effetto ghosting, questa va utilizzata di volta in volta in base al tipo di immagine. Il deghosting sarà necessario in presenza di movimento, quindi se abbiamo fotografato alberi mossi dal vento o le onde del mare in lontananza per esempio.

Terminati questi step possiamo premere Unisci, si apre una finestra di salvataggio che memorizza un file. Si tratta di un DNG, quindi in vero e proprio negativo digitale, che contiene le informazioni derivate dai nostri tre scatti.

Si tratta di un file molto speciale, praticamente un bambino senza ombelico. Il nostro file DNG è un negativo digitale che non è stato generato in camera, leggendo informazioni luminose, ma nel nostro computer, eseguendo un’attenta estrapolazione di dati dai nostri tre scatti.

Il bello deve ancora venire: esendo un DNG, ora comincia lo sviluppo digitale vero e proprio, avendo tante informazioni in nostro possesso possiamo sbizzarrirci su questo file e svilupparlo secondo i nostri bisogni.

Perché lavorare sul RAW o DNG è sempre meglio?

Il fatto è che un file RAW o DNG nativo della fotocamera contiene più informazioni rispetto a un JPG processato. Sicuramente se abbiamo fretta, un JPG può essere il formato che fa per noi, è rapido e leggero e pronto per i social.

Tuttavia, se vogliamo scoprire il vero potenziale delle nostre immagini, il RAW è il formato più adatto a noi. Sicuramente questo formato nativo pesa di più – perché contiene molte più informazioni – e non può essere condiviso senza un opportuno sviluppo seguito da una conversione in JPG. Ma le soddisfazioni che ne trarremo sono sicuramente molto maggiori.

Come cambiano i colori con lo sviluppo digitale

Considerate questo: se scattiamo con una camera digitale, il file viene codificato in formato DNG. Successivamente, se abbiamo impostato la nostra fotocamera in JPG, avviene una conversione interna, per cui un file JPG viene registrato sulla nostra scheda di memoria.

Se stiamo usando uno smartphone avviene la stessa cosa, con la differenza che quest’ultimo non ci chiede cosa preferiamo, scatta direttamente in JPG perché prevede un utilizzo unicamente social e non professionale.

Questo però significa che scattando in JPG stiamo rinunciando a modificare il DNG, quindi non potremo apportare quelle modifiche che rendono la foto veramente nostra dal punto di vista stilistico.

Nel momento in cui ci occupiamo dello sviluppo digitale, mettiamo i puntini sulle “i” e rendiamo ogni colore e ogni luce della foto esattamente come la volevamo. Se scattiamo in JPG, sarà la camera a farlo per noi, e lo stile non sarà il nostro, ma quello del produttore.

Per farvi capire cosa intendo, ecco alcuni esempi.

È immediatamente visibile lo stacco tra la foto RAW come si presenta appena scattata in camera (a sinistra) e i file post-prodotti (a destra).

Sicuramente un iPhone consente di avvicinarsi al risultato finale già in camera, ma per avere quel controllo in più risulta indispensabile prendere in mano i file DNG e sporcarsi le mani.


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